Nel giorno della festa degli innamorati: un grigio lunedi sera senza candeline

on . Postato in Blog Decadenza

E' da un pò che non scrivo sul diario e sono incredibilmente rammaricato di non averlo potuto fare. Devo ammettere che, fino a qualche mese fa, avevo più tempo libero; adesso che vivo da solo sono rarissimi i momenti in cui riesco totalmente a dedicarmi alla psicologia indotta individuale, sono rari i momenti in cui non devo lavorare o comunque pensare al lavoro, quelli in cui non mi alleno e in cui curo gli aspetti sociologicamente rilevanti della vita che, solo in parte, ho scelto di condurre.


Malgrado tutto, però, sono riuscito a rinnovare un pò il sito, in base a quel percorso, lento ma progressivo, di miglioramento delle mie capacità grafiche (miglioramento?).
Ma il leit motif di questa puntata è un altro. Oggi è 14 febbraio, oggi è S. Valentino, il giorno degli innamorati. Sono andato a pranzo in uno dei soliti ristoranti in cui sono considerato un "abitudinario", dove i camerieri mi chiamano per nome e i clienti pensano che sia una specie di cugino o parente dei proprietari. Tutto l'abituale arredamento era stato addobbato con cuoricini e palloncini rossi e sulla lavagna, dove solitamente sono indicati i piatti del giorno, campeggiava invadente e presuntuoso il menu della "cena di S. Valentino". Sono saggiamente entrato sospettoso e ho chiesto ad una delle amiche cameriere se era possibile pranzare, malgrado la mancanza di una compagna. "Ma che scherzì, certo che pò, too trovo io er posto", mi dice Alessia, mentre mi fa accomodare in un tavolo per 2, uno dei pochi liberi, al centro della stanza principale del ristorante. Non ci faccio subito caso perchè, mentre sto per sedermi, squilla il cellulare, facendomi ritornare, per qualche minuto, al lavoro. Finita la telefonata passo al menu e lo osservo col solito disinteresse, visto he potrei benissimo recitarlo a memoria, ho in testa quello che mangerò e aspetto Alessia per dirglielo. Mentre faccio tutto ciò inizio a guardarmi intorno: sono l'unico che pranza da solo e, cosa ancor più imbarazzante, sono circondato ESCLUSIVAMENTE da coppiette che pranzano. Alcune si guardano negli occhi e sorridono imbarazzate, altre fanno commenti sul cibo, altre parlano ad altra voce, altre ancora non si dicono nulla ma fanno ugualmente finta che è festa, allora si scambiano sottili carezze, attraverso un lieve intreccio di mani, sul tavolo.
In pochi istanti realizzo e, con sguardo decisamente cagnesco, cerco gli occhi di Alessia. Non li trovo e penso a come uscirne elegantemente: non me ne posso andare ma posso restare il meno possibile. Ecco la soluzione.
Ordino un "insalata ricca", pensando, giustamente, che non richieda tempi lunghissimi di preparazione. Così è, vengo servito subito e subito chiedo un caffè per chiosare questo tristissimo pranzo. Bevo il caffè e prendo l'aspirina (ho una specie di strana influenza immaginaria), esco in fretta mi chiudo in macchina e lì parto con una delle mie solite riflessione paranoiche. Il problema non è solo che non ho una donna; Il problema è che la donna di cui sono stato innamorato fino a qualche tempo fa (sono stato?) sta con un altro, il problema è che sono solo e non ho nessuno per la testa, nessuna donna che mi faccia salire l'adrenalina quando la vedo, che mi asciuga la saliva quando le parlo, che mi fa stare positivo, propositivo e anelante. Non ci sono parole, apparte le solite, per esprimere la fenomenologia della solitudine. Si è soli anche quando si sta tra tanta gente e tra gli amici, è una specie di costrutto mentale - il senso di solitudine - che impedisce il superamento di se stesso. Colpiscce tutti, senza particolari distinzioni: il trucco è nel saperla affrontare, il trucco è saperne uscire, con eleganza, quando ti si manifesta. E io sto trucco non lo conosco.
"Abbiamo vagato a lungo in quei discorsi preziosi e contorti senza concludere, ed è forte quello che ho dentro, distante dalla mediocrità. Ho inseguito il rumore assordante per non sentirla, ed avrei voluto trovarmi tra le tue parole più belle, raccogliere un brivido dai tuoi sguardi, ed avrei voluto trovarmi tra le tue risposte distratte...non hai mai sentito dire che la bellezza delle cose ama nascondersi?"