Sedicesima puntata
Certo non è bello iniziare sempre parlando del clima e della pioggia ma, soprattutto di questi tempi, condizionano troppo la vita. In altre parole: sedicesima puntata.
Non so per quale ragione si desideri una situazione climatica anziché un altra ma immagino che si tratti di un sentimento abbastanza comune legato al naturale avvicendamento convenzionale delle stagioni. Siccome è giugno bisogna abbandonare le città alla volta del mare, bisogna alleggerire il proprio abbigliamento, bisogna abbronzarsi a tutti i costi. Niente di più tragicomico.
Proprio ieri mi sono fatto coinvolgere e catturare dalla "smania d'estate" e sono andato all'inaugurazione di un locale sulla spiaggia. Malgrado la pioggia avesse dato una piccola tregua, tutto il resto era totalmente fuori luogo: l' abbigliamento (tutti morti di freddo, dalle donne coi vestitini stretti e risicati agli uomini con le camicette di lino aperte), la dannata ostinazione a voler stare necessariamente sulla spiaggia a chiacchierare malgrado le avverse condizioni metereologiche, quelle strane persone, incrocio tra un umano e un crostaceo, con la caratteristica abbronzatura arancio-lampada (quanto vado fiero del mio pallore cadaverico!), il deprecato/bile provincialismo di chi gestisce il locale (ma come vengono scelti quelli che fanno "selezione all'ingresso"? chi selezionerà il selezionatore?). Per fortuna giunge in soccorso il calendario: ufficialmente non è ancora estate, ce la possiamo ancora fare!
Peccato comunque che non ci sia stata tregua nemmeno oggi che è domenica. Troppe grigio il cielo e troppo grosse le nuvole per sfidarle e andare a correre. Sono stato costretto ad un pomeriggio a casa, un pomeriggio leggero e vuoto, in cui mi sono dedicato alla creazione e alla realizzazione di una galleria fotografica per il diario ("le fotografie di un WebMaster 24enne NARCISISTA").
Ho letto il post di Mokarta sul Guestbook e mi sono messo a ridere per la sua richiesta di opinione sui "15 euro per una consumazione" di ieri. A parte l'esosa quantità di denaro, quello che ho osservato è che la gente consumava senza la minima remora, il che sembra confermare una pessima abitudine di molti romani (e non solo): rinuncerebbero a mangiare quotidianamente per investire il proprio denaro nel poco virtuoso gusto di apparire a tutti i costi nei locali più alla moda, nei vestiti, nelle palestre, nelle automobili. Non approvo questa visione della vita ma, poiché ognuno è artefice del proprio destino e poiché, in definitiva, i soldi sono loro, sono liberi di scegliere qualsivoglia futuro. Il mio, per fortuna, è diverso.
"...e tornerà la notte nella mia stanza, saranno lampi e tuoni in lontananza, ricorderò il tuo nome e le tue mani, poi svanirò nei sogni fino a domani, sognando un altro mondo e tu lasciami dormire e non cercare di capire, poi fammi entrare nei sogni tuoi. Quello che mangi tu e vendi tu quasi quasi mi conviene, quello che vendi tu e mangi tu e solo sangue nelle mie vene, ora, per sempre, come stelle appese al cielo amanti per l'eternità, ora, per sempre, superando i compromessi della quotidianità, senza aspettare i cambiamenti del mondo..."