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L' Impero alla fine della decadenza

Protoestate, protostati di benessere individuale

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Con la violenza che la contraddistingue è arrivata l'estate, o quasi, visto che fa veramente un sacco caldo. Tanto per confermare quanto detto nella precedente puntata a proposito del clima, sono di buon umore. Non sono passato dalla parte degli ottimisti ma ho scoperto un sistema infallibile per tenere lontane le mie preoccupazioni e le mie inquietudini.

Ci sono domande che non dovrebbero mai essere formulate e risposte che non dovrebbero essere mai date, ci sono verità che è meglio tacere, che è meglio non sapere. Ho scoperto che non sapere certe cose - rifiutare di saperle - belle o brutte che siano, è molto molto meno doloroso dell'alterco tra le mie favole e quello che sta fuori, quello che non controllo. Ammetto che sia un pò da codardi non sfidare avversari più virtuosi di stessi, ma la serenità esige un prezzo che, almeno in questo periodo, sono disposto a pagare.
Anthony, come al solito, mi scrive una bella e-mail e riporto la sua ultima frase, perchè m'ha fatto molto riflettere. Mi scrive: "non ti sembra strana questa cosa? non ti conosco nemmeno (a parte il diario) eppure mi permetto di sfogarmi con te". C'ho pensato un pò e poi ho capito che non c'era niente di strano, anzi, non poteva che essere così. Mi ricordo che uno degli slogan più in voga, qualche anno fa, era quello di definire il nuovo secolo (o millennio, fate voi) come quello della "comunicazione". Lo slogan era efficace. E' efficace, non c'è che dire e, per certi versi, corrisponde anche alla verità. Se da un lato, tuttavia, è migliorata la "quantità", proprio in termini numerici, della comunicazione tout court, dall'altro è facile notare come ci sia stato, al contrario, un peggioramento in termini qualitativi. E' per questo che non è facile trovare persone con cui potersi spontaneamente e intimamente confrontare, è per questo che molte cose nascono e muoiono dentro di noi, perchè la nostra comunicazione manca di qualità, perchè è difficile trovare qualcuno che sappia e possa ascoltarci come vorremmo. Con questa prospettiva, dunque, mi permetto di definire questo diario un tentativo - una forma - di comunicazione, di dis-comunicazione. E' questo che ci ha permesso di essere "vicini" anche senza le indispensabili volgari formalità (non so nemmeno come tu sia fatto), è questo che ci offre l'opportunità della reale conoscenza, della candida, disillusa, percezione di ciò che abbiamo davanti.
Ho trascorso il mio secondo "Primo Maggio" da lavoratore in un clima di vaga tranquillità, ancora sopraffatto da quanto avevo bevuto la sera prima e dal riposo tormentato della notte appena trascorsa. Sono stato bene e in equilibrio, e questo è sufficiente ad assicurarmi la giusta dose di sanità mentale. Tra l'altro, per la prima volta nella mia vita, ho "preso confidenza" con un cane! Non era mai successo, non mi era mai capitato di portare, da solo e di notte, un cane a fare il giro "cacca-pipì". Lo considero un importante segno di cambiamento. C'è un processo in corso, una metamorfosi psichica che non posso controllare e a cui non voglio assolutamente rinunciare. Sono vittima cosciente e consapevole delle trasformazioni in atto, sono esattamente dove vorrei essere.
"Emanuel Carnevali, morto di fame nelle cucine d'America, sfinito dalla stanchezza nelle sale da pranzo d'America, scrivevi. E c'è forza nelle tue parole, e c'è forza nelle tue parole. Sopra le portate lasciate a metà, i tovaglioli usati, sopra le cicche macchiate di rossetto, sopra i posacenere colmi...sapevi di trovare l'uragano. Dire qualcosa mentre si è rapiti dall'uragano, ecco l'unico fatto che possa compensarmi di non essere io l'urgano. Emanuel, Primo Dio; Rimbaud, preghiere a cose più belle di me; Rimbaud, avvento della giovinezza, immagine perfetta, senzazione perfetta. E' nella pioggia oggi il vostro grido..."