Il perverso meccanicismo dell'ora solare
Ci sono momenti della propria vita in cui "aspettare" diventa imprescindibile e, a quel punto, bisogna semplicemente rilassarsi, fare un bel respiro e avere un pò di pazienza. Mi sono trovato, questo pomeriggio, esattamente in questa condizione. Le attese, non c'è dubbio, sono strani paradigmi, difficili da interpretare, e non basta un film che ti fa pensare o il magico pianoforte di Keith Jarret a rendertele meno amare, sono quanto di più psicologicamente perverso la mente umana abbia prodotto in secoli di evoluzione raffinata, un tormento per gli inquieti e i sognatori, i poeti e i bambini.
Se aspetti per ore capisci che non è la pazienza a mancarti, se aspetti per ore non ti aspetti più nulla e, inconsapevolmente, diventi l'ennesima vittima del virus della peggiore rassegnazione. Uscire da questo circolo diventa, irrimediabilmente, troppo difficile e, visto che è pure domenica e fa buio prima perchè è cambiata l'ora legale, hai davvero poche alternative per combattere quel senso di vuoto che ti sale dallo stomaco e ti riempie il cervello di perversioni autodistruttive. Non esistono, per altro, soluzioni possibili (quelle impossibili non sono di questa vita). c'è solo un rimedio, il peggiore di tutti quelli immaginabili: aspettare. Si, aspettare che passi l'attesa. oggi ha funzionato, almeno con me.
Sul sito di repubblica, da qualche giorno, c'è un interessante rubrica che si occupa dei "libri che ci hanno cambiato la vita". I lettori, in pratica, hanno la possibilità di indicare sia il libro preferito sia le motivazioni che lo rendono tale. La trovo un'iniziativa decisamente interessante e devo anche confessare che è quasi istruttivo "sbirciare" nella psicologia degli "sconosciuti" attraverso le proprie abitudini letterarie: si scoprono un sacco di cose. Ho pensato a quale, tra i libri che ho letto, avesse cambiato la mia vita e sono arrivato alla conclusione che non può che essere "il piacere" di Gabriele D'Annunzio. L'ho letto nel 2001 ma lo ricordo come se lo avessi fatto ieri. Impossibile dimenticare come il più sofisticato estetismo si intrecci, in quelle pagine, con un decadentismo sottile e raffinato, impossibile non rimanere colpiti dal protagonista, unione perfetta di questi due aspetti e ritratto sublime del post-romanticismo, che poi è, in realtà, nella mia realtà, il vero romanticismo. se dovessi scegliere di essere qualcuno sarei Andrea Sperelli.
Mancano le distanze, in questa puntata, ma non so come meglio descriverle: elastici di gomma.
"Ieri come un anno fa, ieri come l'anno che verrà. Oggi come un anno fa, oggi come ieri passerà..."