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L' Impero alla fine della decadenza

Eventi di controeventi

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Attraverso un corridoio pieno di quadri che non ho il coraggio di guardare, non c'è tempo per soffermarsi sui dettagli e sulle infinite varietà di andamenti che hanno i miei piedi, oggi si va veloce. Sono fuori, un prato all'inglese, perfettamente curato, restituisce un pò di serenità all'ansia della camminata, mi siedo su una panchina, ho per vicini un nonno col proprio nipotino.

Il bimbo inventa storielle con i piccoli giocattoli che ha in mano e, ogni tanto, fa domande al nonno. Li ascolto anch'io e sorrido alle curiose domande del piccolo, il nonno se ne accorge e contraccambia. E' tempo di andare a casa, il sole rosso del vespro proietta lunghe ombre sull'erba ruvida, il gradevole venticello si fa pungente e avverto freddo. La strada mi ricorda che vivo in un luogo ostile: evito le macchine parcheggiate male e la merda dei cani cittadini, schivo quelli che vanno di fretta, nel senso contrario al mio, e sorpasso quelli che non hanno nulla da perdere. Sul muretto che sovrasta una scuola incrocio una comitiva di quindicenni, alcuni passano il tempo a spingersi reciprocamente, altri, spavaldi e fieri portatori della peggiore mediocrità infantile, passano le sigarette alle proprie compagne di giochi in cambio di baci poco prudenti. Cerco il logo sguardo e, quando lo trovo, carico il mio del peggiore odio generazionale: non siete il futuro di niente. Attacco discorso col vicino di casa e gli parlo del clima e del mio raffreddore, mi lamento, internamente, delle sue risposte pseudo-pedanti e scontate ma sono io ad avergli dato corda con il mio solito atteggiamento affabile e la voce impostata. Ordino qualcosa da mangiare ad una cameriera quasi quarantenne ma "gradevole" come una ventenne, non riesco a respirare con il naso, ho gli occhi lucidi e un leggero dolore di testa. Questo mi rende particolarmente gentile, dico grazie ad ogni attenzione e mi rifugio spesso nei fazzolettini di carta, sono buffo e insolitamente fragile, la cameriera mi sorride un pò troppo per essere, io, un semplice cliente. Mi immagino che si sieda accanto e che mi accarezzi, facendomi domande sul mio stato di salute, invece si avvicina e mi liquida con un "le porto il caffè?" (a quelli con l'abito e con un pò di barba lunga si da sempre del lei). Caffè, zucchero e cioccolatino. Di nuovo fuori, fa buio e ho lasciato lo zerinol a casa.

Questo Febbraio 2006 me lo ricorderò per tutta la vita: sono successe più cose in un mese che in tutto il 2005! La più importante riguarda sicuramente il lavoro, perchè a Marzo andrò a lavorare in una delle più grosse multinazionali al mondo, altre riguardano la sfera privata e sentimentale, gli amici che cambiano o stanno per cambiare stile di vita, la laurea di mia sorella (ce l'abbiamo fatta), le donne. Non mi va di scriverne adesso, mi servirebbe troppo tempo che non ho, ma è indubbio che tutte queste cose stiano lasciando segni difficilmente cancellabili, almeno negli anni a venire. Affronto il cambiamento con uno spirito vivace ed un'alacre perseveranza, evitando sforzi inutili e dosando l'energia al punto giusto. Forse è proprio questa la chiave di lettura per affrontare operativamente i cambiamenti: saper gestire le proprie forze e orientarle, complessivamente, verso l'obiettivo prefissato. E' curioso, per altro, ammettere che il "deus ex machina" di tutto questo processo altro non è che la paura del non controllabile, ovvero il tentativo di sottomettere le agnostiche e refrattarie curvature spazio temporali alla logica del senso geometricamente perfetto che è proprio della mia deontologica attitudine etica.

"Ci sono cose che non puoi capire adesso, cose che fanno più paura del tuo gusto dell'eccesso. Ci sono cose che non vedi anche se sono dappertutto..."