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L' Impero alla fine della decadenza

Luglio

on . Postato in Blog Decadenza

"Poichè non si può percepire niente di non esistente, si deve supporre che esista in qualche forma, così che può essere anche percepito. La spiegazione sta nell'ipotesi che sussista, parallelamente all'evento oggettivo (futuro), un ordine soggettivo, simile o identico, cioè psichico, che non si può spiegare, a sua volta, attraverso alcun effetto causale anticipatorio"

Esegesi delle aspettative, prendendo spunto da "psiche e materia" di Marie-Louise Von Franz (un nome tedesco che più tedesco non si può) e da una domanda che mi è stata posta proprio oggi pomeriggio (e relativa discussione protovirtuale).

Basare le proprie percezioni e la propria condotta sulle semplici determinazioni psicologiche soggettive che le aspettative inducono porta a nefasti e fatali errori di valutazione. Tuttavia, è innegabile che siano proprio le aspettative a rappresentare quella piccola scintilla creativa che è alla base di ogni essere umano. Il segreto - credo io - sta nel non confondere, in una banalissima analisi cosmos/taxis, la valutazione dei risultati (endogeni e ordinati) dallo spettro delle possibili aspettative (esogene e disorganiche). La stima dei risultati, infatti, dovrebbe prescindere quasi totalmente dalle legittime e soggettive aspettative, e le due cose dovrebbero poter convivere coerentemente pur appartenendo a emisferi emotivi completamente dissimili. Parafrasando la citazione, se è vero che l'evento oggettivo esiste indipendentemente da quello soggettivo è altresì vero che esiste una componente psichica che prescinde totalmente dai risultati, pur rappresentandone, in fondo, una sottospecie di astrazione.

Lo scorso fine settimana sono stato in Toscana, 2 giorni di totale relax con la cordiale compagnia di Massimo. Ho avuto modo di prendere un pò di colore e di godere finalmente di un autentico e auspicato riposo, ho mangiato bene e ho avuto la possibilità di vedere, per la prima volta dal vivo, i Virginiana Miller. Mi hanno fatto riflettere questi 2 giorni lontano da Roma, sono stati più simili ad una vacanza rispetto a quelle che solitamente chiamo vacanze. Per la prima volta ho avuto la netta percezione di uno stacco totale dalla vita abituale (o considerata abituale), la contrapposizione tra 2 modelli non totalmente antitetici ma nemmeno perfettamente complementari. E' un passaggio importante, una sorta di maturazione psicologica nella gestione delle tempistiche dei cambiamenti: maggiore propensione all'autonomia e maggiore capacità dinamica di valutazione e adattamento ambientale. Sto invecchiando ma con classe e grande maturità, e andiamo avanti!

Di recente ho partecipato, per la prima volta in assoluto, ad un matrimonio in qualità di invitato diretto, ovvero non per parentato, nè per divina discendenza, ma solo per amicizia nei confronti dello sposo. Ho sempre creduto che le feste di laurea (soprattutto quelle a cui partecipi da già "precoce" laureato) fossero le occasioni migliori per conoscere gente interessante, bene: mi sbagliavo! Il matrimonio è un'esperienza che va ben al di là di ogni più riuscita festa di laurea. Ai matrimoni non ci sono studenti ma solo gente che lavora e che si informa dei lavori delle altre persone, ai matrimoni non ci sono "fidanzatini" ma solo coppie che convivono , ai matrimoni le donne ti concedono da subito confidenza e attenzioni, ai matrimoni ci si ubriaca con stile, "ai matrimoni si va sovrappensiero".

"Io so la mia verità e voglio andare in fondo a tutto quello che so, io voglio assaporare ogni secondo che avrò, perchè io sono un uomo, io sono insicuro, io sono il padre, la madre, il figlio. Io sono il vertice, io sono l'assoluto, io sono il genio, io sono il mio assassino. Ma sono l'unica cosa che mi rimane, io sono l'ultima cosa che ho, sarò la prima cosa che avrò, se sono l'ultima cosa che mi rimane. Sarò la prima cosa che mi rimane..."