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L' Impero alla fine della decadenza

Primavere contrastanti

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Ci voleva una primavera vaga e approssimativa a farmi capire che i 27 gradini che conducono alla felicità sono una costruzione mentale superabile e - ora posso ammetterlo senza beneficio d'inventario - scarsamente convincente. Ho ignorato il fastidio del clacson della macchina che proprio non voleva farmi passare, ho comprato un quaderno da scuola elementare, perchè volevo raccontare la vita sfruttando le lunghe righe alternate, mi sono sdraiato sull'asfalto ancora parzialmente compromesso dall'acqua della pioggia, ho chiuso lentamente gli occhi e ho trasformato le righe in quadretti, i pensieri in immagini, le divisioni con la virgola che ancora non so a fare in musica da quattro soldi ed emotività allo stato puro.
Ancora mi chiedo come il trascorrere del tempo e i miei non accettati trent'anni possano non avere lasciato strumenti in grado di decifrare il contenuto latente del senso perfetto delle suggestioni.

Se fossi libero dal paradosso intimo del turbamento sarei forse immune da tutte quelle manifestazioni passionali che da millenni scuotono cuore e cervello degli uomini. L'estetica contemplativa, nel bene o nel male, cede graziosamente e gradevolmente il passo al dinamismo istintivo dell'inadeguatezza costante.

Ancora una volta sono tornato ad essere vivo. Come non mai.