La guerra è finita
Il rumore sordo - il tonfo - di una pesante porta di metallo che si chiude può diventare, ad alcune longitudini emotive, una specie di richiamo naturale verso un puerile desiderio di rilascio meta-dimensionale, lo stargate attraverso cui tentare un improvviso salto nelle curvature dello spazio-tempo, oltre i concetti, le filosofie, le parole, dove l'unica regola è una sterile e allo stesso infinitamente complessa sequenza di numeri, dove l'unica verità è essere. O il suo esatto contrario.
La televisione sputa immagini confuse, parole gutturali e sottotitoli che non sono nemmeno in grado di decifrare ma con mia grande meraviglia mi restituisce la luminosità che volevo, la migliore di quelle possibili, almeno nelle condizioni in cui mi trovo.
Ho smesso di scrivere quando tanti hanno iniziato a chiedermi del "blog". Come se un diario, approssimativo riassunto di un esistenza interamente individuale, potesse essere aggiornato come un almanacco del giorno dopo.
Non ho mai scritto per la soddisfazione di essere letto e quindi, per definizione, ho sempre evitato di cadere nella trappola dei blogger di professione o, peggio ancora, di coloro i quali, attraverso più moderni social network, si sono scoperti geniali scrittori creativi in meno di 140 caratteri.
Parafrasando uno dei migliori album usciti in questi ultimi anni, Federica, oramai un bel pò di tempo fà, ha definito questo mio tentativo di sforzo creativo, una "cattiva abitudine". Non ricordo il contesto, ma mi piace pensare che il senso ultimo di quella definizione fosse l'intenzione di descrivere il percorso - prima ancora che l'esegesi - attraverso cui su origina il caratterere costruttivo/distruttivo delle mie parole.
"...e così veniamo avanti, simili in tutto a quelli di ieri, aggrappati ad un'immagine condannata a descriverci"
Spengo la televisione. Tutto dovrebbe essere più buio, almeno così avevo immaginato, ma le finestre filtrano le luci del cortile interno e lo schermo del computer, inevitabilmente, fa danzare le ombre delle mie dita sulla tastiera. Il frigorifero, poco distante da me, malgrado l'unica sua funzione sia quella di raffreddare solo quel poco di acqua al suo interno, emmette gorgoglii sinistri e fuori dal comune. Penso cose stupide, tipo che le differenze tra due popoli si possano misurare anche attraverso l'efficenza e la distribuzione negli ambienti degli elettrodomestici, che il polietilene è il più elementare dei polimeri sintetici ma serve a tante cose, che le padelle di ceramica hanno cambiato il mio modo di cucinare i cibi. Cose stupide. Appunto.
Un'ora fa cercavo una penna e ho trovato un computer. Ora sono stanco. Ho sonno. Domani è primo luglio e l'unico mio desiderio è che qualcuno mi svegli citando un vecchio film. "Sveglia. La guerra è finita".