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L' Impero alla fine della decadenza

Nona puntata

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Sono successe, dal punto di vista lavorativo, più cose in questi ultimi 3/4 giorni che da settembre a questa parte: nona puntata.
Sono un sensitivo. In ogni parte del diario, in ogni conversazione che facevo ripetevo, come una solenne litania, che la primavera avrebbe portato con se una serie di cambiamenti improvvisi e quanto mai decisivi. Bhè (Stefania sono incorreggibile), il sacrificio è consumato, ciò che avevo paventato è finalmente accaduto.


Lunedi 29 Marzo (data che credo non dimenticherò più) ho ricevuto una telefonata da parte dell'azienda dove avevo fatto il colloquio giovedi. La telefonata è arrivata alle 17 (sottolineo l'orario), mi si offriva un contratto VERO, un contratto a tempo indeterminato per lavorare a Roma, con una serie di vantaggi di tutto rispetto. Terminata la telefonata entro in uno stato di semi paralisi mentale: un contratto a tempo indeterminato ha, per un disoccupato, una specie consistenza eterea; quando lo si inizia a toccare per mano si resta ammutoliti e felici. Alle 18, in pieno stato di esaltazione da uscita del tunnel della disoccupazione, ricevo una seconda telefonata: sono stato scelto come per uno stage a Londra in un'azienda che si occupa di distribuzione di prodotti multimediali (musica e video), praticamente il lavoro della mia vita o, meglio ancora, un sogno di lavoro per il mio stile di vita. Alle 18.20 sono in piena crisi esistenziale, inizio a ragionare sulle informazioni a mia disposizione, a fare confronti, ad ascoltare consigli, a sognare come un bambino e a fare calcoli come un ottimo padre di famiglia ("questo non è reale, confronto le idee ed accendo le stelle...").
La notte passa agitata, riesco tardissimo a prendere sonno ma ho fatto già un primo bilancio. Il cuore consiglia di partire, il cuore vorrebbe che la testa capisse che, a Londra, Fabrizio si farebbe sicuramente valere. La testa cerca di convincere il cuore che rinunciare ad un contratto a tempo indeterminato è uno schiaffo alla disoccupazione, che a Londra si andrebbe a lavorare gratis (già, avevo omesso che lo stage non è retribuito), che lo stage non mi avrebbe fatto saltare il servizio militare, che i miei avrebbero accettato la mia scelta (n.b: sarebbe stato necessario una volta e mezzo lo stipendio di mio padre per vivere a Londra) ma che non l'avrebbero mai capita fino in fondo.

La mattina prendo la mia decisione: accetto il lavoro a Roma.
Uccido un sogno troppo costoso per costruirne degli altri, uccido un sogno perchè so che me lo sono guadagnato lottando con le unghie e con i denti, perchè prescindeva da qualunque maledetta conoscenza e si basava, esclusivamente, sulle mie potenzialità, sulle mie attitudini, sulla mia forza. Come al solito dice bene Simona, parafrasando una cosa che io le dicevo spesso: "non tornerà mai più l'età dell'oro, tuttavia, se vorremo, con pesanti sforzi saremo in grado di ricostruirla".
Sono pronto a partire con questa nuova sfida, sono pronto a dare il massimo in questo nuovo lavoro. Nei prossimi giorni scriverò degli effetti che l' attesa (inizio a lavorare il 13 Aprile) riverbera sulla mia psicologia, i fatti sono, a grandi linee, questi che ho raccontato.
"Le nostre difese sfidano la follia che ormai non sa di niente, niente..."