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L' Impero alla fine della decadenza

Scorre veloce la vita, faccio fatica a starle dietro

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Approfitto di questo caldo e soleggiato sabato pomeriggio per riprendere il controllo del diario. Non riesco a scrivere ogni volta che vorrei farlo perché sono troppi gli impegni che mi trovo, quotidianamente, a fronteggiare e questo si traduce in una irrimediabile perdita delle impressioni/sensazioni che le persone, le cose e le situazioni lasciano su di me. E' come guardare e accarezzare una donna bellissima per soli pochi minuti e poi non poterla più rivedere: il tempo scava le forme e cancella i dettagli, che saranno persi per sempre.


Sono stato a Pescara per lavoro, con Simone (la sublime complicità che ci lega è la forza per superare ogni ostacolo. Stiamo uscendo dal tunnel della sfiga!). Il lungomare, le luci arancione scuro dei lampioni, l'odore inconfondibile della sabbia bagnata, il cielo che si specchia sul mare e che sembra infinito perché l'occhio non vede la fine: tutto sembrava volermi riportare alle vecchie estati a Soverato, al ritmo spietato delle solite cose, ai tempi e agli spazi vissuti nella loro "banale" straordinaria bellezza. Mi sono venute in mente tante e troppe cose, anche quelle che con ogni forza cerco di tenere lontane. Uno strano contrasto tra l'io di oggi e quello di ieri, tra le contraddizioni di una personalità - la mia - così apparentemente decisa e incontrovertibile quanto fragile e innocua di fronte al cambiamento.
E' da troppo tempo che non provo quelle emozioni che ti fanno salire quintali di adrenalina e ti strizzano il cuore. Come quando ti stanno per chiamare ad un esame, come quando l'Italia gioca in finale, come quando, per la prima volta, hai fatto l'amore col cuore. Mi ricordo dell'ultima volta che è successo (un anno fa, quando mi sono laureato) ma è inutile andare più dietro, è quasi tutto troppo sbiadito e incolore. Mi rifiuto di pensare che sia un motivo legato all'età, perché non è possibile che, con gli anni, l'uomo perda i recettori psicofisici che danno vita a queste sensazioni. Certo, da bambini e da adolescenti è più facile provare emozioni viscerali, perché tutto ciò che si vive è una porta nuova da varcare, ma il senso del nuovo e del suo contrario - il già vissuto - non le può uccidere. Sono nitroglicerina per la vita in senso stretto, sono gli stimoli e servono a scuotere violentemente tutte le membra del corpo che, altrimenti, si addormenterebbe, inerme e incurante, sul letto del fiume del tempo che passa.
Per fortuna ci sono le e-mail di Gianni (la pista d'atletica piange ancora i suoi due più ardimentosi mattatori, caro socio del "fitness e del wellness") che, come una favolosa medicina, fanno nascere dalle labbra un inossidabile sorriso. Sono tante e troppe le cose per le quali, anche a enormi distanze di tempo e di spazio, ridiamo da poterle raccontare, sono talmente sottili e comuni al tempo stesso che solo noi, nella nostra lucida follia, potremo ridere di vero gusto.
Il sole mi chiama, vado a farmi un pò accarezzare.
"Mi dispiace veramente che sono ancora qui a parlare di noi, ma è il mio modo di espiare colpe a cui non sono date alternative valide. E c'è la notte che mi conturba con tutta la sua intimità...questo fa con te. Prima, come una folata, ti ho sognato con le lacrime, era l'ira minacciosa che soffiava dalle nostre bocche amare e stupide. E la notte ti preserva dalla mia intimità ma chissà se ti riserva desideri e la paura della bontà, come fa con me...
Eri così bella nella tua complicità, l'anima gemella della mia felicità. Ero io così per te, ma l'incantesimo la mia bacchetta l'ha spezzato poco a poco, pocoapoco..."