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L' Impero alla fine della decadenza

Martedi

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Non offre grandi alternative alla noia, di questi periodi, la Città Eterna. D'altra parte molti hanno deciso di abbandonarla e lei, istintivamente, si difende come può, a danno di tutti quelli che restano. Va detto, in realtà, che a parte la notte, quando Roma si culla in un silenzio non certo abituale, durante la giornata si avverte decisamente poco il presunto spopolamento: il raccordo è sempre bloccato, alla posta c'è sempre la fila e continuo a litigare per trovare un parcheggio.

Magari vanno tutti in ferie ad Agosto, come farò io, magari è vero che la gente non se la passa bene, che non ha soldi e che deve rinunciare al superfluo e sopravvivere anziché vivere. La morale comico tragica è che si vive meglio di quello che pensassi ma non tanto da arrivare a non desiderare con forza inaudita le ferie e il passaggio successivo, la "fuga dalla grande città". E' a quel punto che si entra nel mondo fantastico delle partenze intelligenti (che poi, automaticamente, diventano partenze stupide perché tutti partiranno quando sarà consigliato), delle autostrade roventi per il caldo emanato dai radiatori delle macchine, delle offerte last minut, del mare sporco e del mare pulito, de " l' anno scorso mi sono divertito di più", del "col cazzo che ci ritorno" e del "cò tutti i soldi che ho speso a settembre mi tocca pane e acqua". Eppure questo è il rituale. Si consuma ogni anno, identico. I telegiornali non fanno altro che riproporre i soliti filmati della gente con i piedi nelle fontane di Roma, delle solite stupide e futili domande alla gente che prende il sole al mare, dei consigli sulla tintarella, sulla dieta ("un gelato può sostituire un pasto", tanto per citare la più grossolana delle stronzate che si ascoltano), sul colore di moda e sulle infradito più trandy.
Quest'anno faccio parte anche io del target da "telegiornale estivo". Bramo i miei giorni di ferie e cerco di centellinarli per poterli sfruttare al massimo, calcolo rientri e partenze, code in autostrade e calorie da assumere per un fisico perfetto. Quest'anno sono triste almeno il doppio rispetto all'anno scorso. Un anno fa, di questi tempi, ero in una calda ma meravigliosa Parigi, con l'orgoglio di un centodiecielode guidavo un autotreno pieno di speranze, progetti e buone intenzioni: mi sentivo vivo, ero l'immagine migliore di me.
E' passato un anno che sembra un secolo, sono successe tante cose (molte delle quali, tra l'altro, riempiono le puntate di questo diario), ho raggiunto dei piccoli obiettivi ma mi sento incredibilmente indietro rispetto alla tabella di marcia che avevo preparato. La vita mi tradisce molto più spesso di quanto avrebbe dovuto fare, il mondo mi oscilla (se si fosse limitato a girare sarebbe stato facile) intorno troppo vorticosamente, è troppo arduo tenere a bada gli affetti e le loro delusioni. E' tutto così fottutamente e terribilmente difficile che la cosa più razionale sarebbe gettare la spugna e lasciarsi, inanimato e senza personalità (lo fanno in tanti e sembrano stare pure bene!), alla mercé degli eventi instabili. Per fortuna sono un essere razionale solo a metà.
"Nessuno sa, nessuno immagina che ci penso ancora
nessuno sa, nessuno immagina che mi manchi ancora
nessuno sa che pensando a te io mi masturbo ancora
la verità, la verità sul tennis
nessuno sa, nessuno immagina"